Di Emiliano Tognetti
Come la scorsa settimana, pubblichiamo la testimonianza di una giovane ragazza, Giulietta, che ha partecipato per la prima volta alla convocazione dei gruppi e delle comunità del Rinnovamento nello Spirito a Rimini, in occasione del Giubileo del movimento.
Buona lettura:
Come racchiudere in poche righe quello che per me è stata l’esperienza di Rimini? Come descrivere la grazia che mi ha inondato in quei quattro giorni? Come riassumere tanta Misericordia in una così breve testimonianza? E’ stata la mia prima Convocazione nazionale da quando sono entrata nel Rinnovamento. I giorni prima della partenza sono stati lenti, e più attendevo e più si accresceva in me una dolce consapevolezza : Dio mi voleva lì a Rimini, Dio voleva parlare al mio cuore e farmi grazia. Cercavo di non farmi troppe idee su come doveva essere, su come avrei voluto che le cose andassero; ho lasciato il cuore libero, consapevole di un unico fatto: qualunque cosa potesse accadere, Gesù mi stava aspettando. La gioia dei miei fratelli del gruppo, la preghiera, la lode ma soprattutto lo Spirito Santo mi hanno guidata in un cammino nel quale sono scesa in una notte profonda per poi risorgere a vita nuova con Gesù. “Prima della resurrezione c’è la morte…” ci disse Salvatore Martinez, nel suo discorso di apertura, il mio primo pensiero fu: “No, no…io non voglio morire. Ho già i miei problemi!”, ma Dio aveva un progetto preciso per me. Sono scesa negli inferi e solo grazie all’aiuto di chi pregava per me, con grande amore, e del mio gruppo, Gesù mi ha teso la mano, come fece con Pietro che affondava nelle acque, e mi ha tirata in su, verso l’alto. Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me ed io per la prima volta ho deciso di accoglierlo, l’ho desiderato intensamente, l’ho voluto come un cieco desidera la vista e ho visto il suo amore. C’è stata una parola che mi ha accompagnato per tutta la quaresima e che ho sentito nuovamente alla Convocazione: “Svegliati, o tu che dormi e Cristo ti illuminerà!” (Ef 5, 14). Questa parola era proprio per me, per me che mi ero addormentata nel mio dolore, nel tepore di una vita priva della luce del Cristo. Mi ero accontentata di mangiare le briciole, dimenticandomi di essere figlia di Re. Quando i miei occhi si sono aperti, e ci sono destata da quel sonno di tenebra, ho visto come Gesù mi vede. Ho riscoperto la bellezza della lode e del canto in lingue e di sentirmi parte del grande corpo della chiesa da me è fuggita ogni vergogna, di essere me stessa, davanti ai fratelli e alle sorelle che mi hanno aiutato a raccogliere ogni stilla di meraviglia da questa esperienza. Non c’è nessun rimpianto, nessuna amarezza o incertezza in questa Convocazione, ho avuto l’impressione che ogni passo fosse stato già pensato e ogni parola progettata, niente di meno e niente di più. Torno a casa piena di Gesù, ma soprattutto certa che se Lui è sceso dal cielo per salvare anche me, allora non devo temere né il mondo né le sfide che da ora in poi incontrerò sul mio cammino, poiché non c’è croce, sofferenza e tristezza dove Lui non sia già passato e che abbia sconfitto totalmente. Gesù è con me, è una presenza viva che non mi abbandona mai, tra me è Lui c’è un canale di amore che non finisce mai, che mi sta sempre innanzi, quella “sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14).
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