A Pisa è cominciato il “Cammino Giovani” della Toscana

di Emiliano Tognetti

annunciare la misericordia

Il 20 Febbraio 2016, nell’anno di Grazia della Misericordia si è aperto in Toscana, per la zona di Pisa, il “cammino Giovani” del Rinnovamento nello Spirito Santo, organizzato per riflettere, contestualizzare e attualizzare le indicazioni provenienti dall’organo nazionale di riferimento.

Ad aprire le danze di questo percorso che sarà sviluppato mensilmente durante il 2016, è stata l’episodio dell’adultera, raccontato al capitolo 9 del Vangelo di Luca.

Dopo uno scambio fraterno in allegria e in spirito di fratellanza, con i canti proposti dall’animazione e dal servizio di musica e canto, Anthea Checchia, membro dell’equipe Giovani che organizza gli incontri, ha tenuto il suo approfondimento sul brano di vangelo e lo ha fatto in maniera riflessiva ed esperienziale.

 Assieme al testo, che riproduciamo di seguito, Anthea ha proposto ai partecipanti due momenti particolarmente significativi: il primo è stato preparato all’inizio dell’incontro quando a tutti è stata consegnata la riproduzione di una banconota da 100, 200 e 500 euro, che rappresentano il debito che ognuno di noi può avere verso Dio, proprio come i debitori del padrone, raccontati da Gesù nel brano.

Ad un certo momento ai partecipanti è stato proposto di avvicinarsi al crocifisso e di consegnare la banconota “del debito” e questo debito veniva strappato ai piedi della croce, proprio come il padrone condona ai due servi i propri debiti da 50 e 500 denari. Assieme al debito condonato ognuno ha acceso una candela, simbolo della propria fede, attingendo dal cero pasquale, che rappresenta la fede della Chiesa, la nostra comunità.

Il secondo gesto pensato da Anthea è stato collegato al mandato di Gesù di diffondere la luce della Vita Nuova del Vangelo in tutto il mondo a cominciare dalle nostre vite e temporalmente unendosi alla nostra Diocesi di Pisa che quella sera in San Michele avrebbe avuto il “Volto nella Notte”. A due a due i presenti si sono alzati ed hanno intinto il dito nell’olio benedetto (si tratta di olio benedetto da un sacerdote come sacramentale, che può essere usato anche dai laici nella vita quotidiana per benedire) ed si sono fatti reciprocamente il segno della croce a ricordo della benedizione di Gesù e dei sacramenti amministrati dalla Chiesa.

Dopo la condivisione dell’insegnamento, la santa messa e una cena in condivisione che è stato un momento di forte comunione fraterna prima dello spostamento in San Michele per partecipare al Volto nella notte dove, con le altre realtà diocesane abbiamo compiuto quello che è uno dei primi gesti di Misericordia: annunciare la presenza di Gesù invitando tutti, nessuno escluso, a stare un momento con Lui e, magari, a vedersi cambiare la vita.

Chi ha pregato, chi ha servito, chi ha interceduto, ognuno ha realizzato un pezzetto di opera d’amore per ricordarci che “anche se in molti, siamo un sol corpo e un solo corpo in Gesù!”

Di seguito il testo dell’insegnamento di Anthea

Dovete sapere che prima di iniziare a scrivere questo insegnamento, ho pregato ed è uscita questa parola: “E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna.Allora Gesù alzandosi, le disse: <<Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?>>.Ed essa rispose: <<Nessuno, Signore.>> E Gesù le disse: <<Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più>>. (Gv 8, 8-11)
Ho deciso di sfruttare anche questa parola perché ciò che ne vien fuori altro non è che Misericordia. Proprio come nel brano che tratteremo. Anzi, troveremo una situazione molto simile. Andiamo a leggere i versetti 36-39 di Luca al cpt 7. Ed ecco, di nuovo, una donna. Una donna sotto giudizio.
Rispetto all’altra, il suo atteggiamento è molto più attivo: sentendo di essere una peccatrice, si prostra ai piedi di Gesù e con lacrime ed olio profumato, lava i piedi di una persona che lei riconosce come Salvatore. Dall’altra parte, troviamo un fariseo che si sente in dovere di giudicarla per due motivi: il primo perché lui è uomo di fede, retto, avvezzo alla Legge… il secondo, perché uomo.
Non lo dico con giudizio, è una questione del tutto storica. Come nella parola che è uscita a me in preghiera: a giudicare l’adultera c’erano solo uomini! Ma soprattutto per il primo motivo, lui rimane quasi scandalizzato dalla vista di questa peccatrice che si permette di toccare così da vicino un possibile profeta.
Quante volte, a noi è capitato di sentirci un gradino sopra gli altri, di sentirci nella giusta posizione per poter giudicare chi non riteniamo al nostro pari. Questo fariseo fa lo stesso, quindi cerchiamo di non giudicarlo, anzi, prendiamo esempio da Gesù e continuiamo la lettura del brano con i vv 40-43.
Già con questa parabola, notiamo che Gesù è davvero profeta! Come conosce i cuori lui, nessuno mai.
Senza giudizio, senza rabbia ma con una pazienza da Padre, tramite questo esempio, già taglia le gambe a Simone. Anzi, quasi sembra voglia un po’ prenderlo in giro, in senso buono sia chiaro, facendogli rivestire i panni del giudice! “Hai giudicato bene”, un po’ mi fa sorridere, mi immagino la faccia.
“Come perdono 100 a te, ecco che ne perdono 1000 a lei. Perché ai miei occhi, voi siete uguali. Vi amo nello stesso modo.”. Ecco cosa sta dicendo il Signore.
Io sono la prima di tre sorelle: siamo tutte completamente diverse tra noi. Però nostra mamma o nostro papà, sanno come farci riflettere, ad ognuna con un modo di parlare diverso. Gesù lo fa sempre: lo fa con i discepoli, con i farisei, con i sacerdoti,…lo fa con ognuno di noi. Ci prende per mano, ci fa sedere e ci dice: “Calma Anthea. Non è così che ci si comporta! Io mi sono mai comportato così con te?…”
Poi però, il brano continua. Leggiamo fino al versetto 48. Beh, un minimo di “cazziata” ci sta! Ma non a caso, non perché preferisce la prostituta a Simone o viceversa. Semplicemente, Gesù mostra al fariseo che lei è più coraggiosa. Cerca di fargli aprire gli occhi. Lei da subito cerca qualcosa in Gesù, lo cerca con tutta se stessa, fino a arrivare ai suoi piedi in lacrime. Sappiamo benissimo che una donna che fa di mestiere la prostituta nella stragrande maggioranza dei casi è perché non ha alternativa. Quindi la disperazione con cui lei si avvicina al Signore non è roba da poco.
Ma cos’è che lei cerca? Cerca forse denaro, in modo tale da non dover fare più quella vita? O un marito? Di concreto, cosa vuole? Non è assolutamente solo un gesto di rispetto quello che compie verso Gesù. Va oltre.
E non sapendo (o potendo) usare le parole giuste, ecco che il suo cuore parla con i gesti. E con le lacrime.
Lei rappresenta una parte che è in ognuno di noi. Una parte che non vogliamo assolutamente mostrare. Come Simone, che nonostante sia un fariseo invita Gesù a casa e non per fargli vedere quanto si mangia bene a casa sua, no: è un invito per parlare. Simone cerca Gesù per capire meglio questo profeta. Per vedere se può portarlo alla salvezza. E Gesù non solo gli dice di sì, gli dice che azzererà tutti i suoi peccati.
E gli mostra la via. Gli mostra la Misericordia.
Ora, ognuno di noi ha ricevuto un bigliettino: è il momento di aprirlo. Questo rappresenta più o meno quanto ognuno di noi “deve” a Dio, se Dio fosse un bancario. C’è chi ha ricevuto 100euro di debito, chi 500. I primi possono sembrare pochi, ma con i secondi io mi ci pago un mese di affitto!
Scherzi a parte. Abbiamo quindi questo debito che ognuno di noi deve saldare. Eh, ma le banconote son finte, come si fa? Ecco, ci mancano i soldi.
Se Dio fosse un banchiere, di quelli che conosciamo noi, “umano” insomma, verrebbe a casa nostra e ci prenderebbe qualcosa del valore corrispondente. Ma Dio non è un banchiere. Dio è nostro Padre.
Quante volte nostri genitori ci hanno prestato soldi, anzi, a me stanno pagando tasse universitarie, cibo, affitti e bollette varie. Pensate che un giorno verranno a chiedermi indietro tutti i soldi che mi hanno dato in questi (quasi) 25 anni di vita?
E così fa Dio, che nella sua infinita misericordia, ha mandato il suo Figlio prediletto a espiare le nostre colpe per poter essere liberi dal peccato e da ogni schiavitù.
Ci crediamo in questo? No perché lo dice lui stesso! Continuiamo la lettura fino al versetto 50.
Altri uomini che erano da Simone, come spesso capita a noi, non hanno riconosciuto Gesù, il Salvatore. Adesso vi leggo il versetto successivo al brano che era uscito a me in preghiera.
Di nuovo Gesù parlò loro: <<Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.>>”
Perché cerchiamo quindi altre risposte, se le abbiamo tutte in lui?
Ora tutti si alzano, in fila per uno vanno vicino al crocifisso. Si spegne qualche luce. Consegnano la banconota ad un fratello che sarà lì vicino la croce, lui la strappa e dona loro candela che andranno ad accendere ad un cero che è vicino la croce.
La luce non si riaccende subito.
Ecco, questa luce rappresenta il nostro cuore, dopo che è stato perdonato.
Una luce si riaccende e anche se sembra debole, essa basta a riscaldarci l’anima.
La prima volta che io ho fatto esperienze della misericordia di Dio, è stata proprio davanti un crocifisso. Nonostante fossi giovanissima (14 anni), avevo dentro di me un fardello di ferite e di rancori che cercavo di tenermi dentro e di non far vedere a nessuno. Erano dovuti a piccole ferite che avevo collezionato dopo aver riposto la mi fiducia in persone sbagliate. Cose che capitano a chiunque, quando cerchiamo l’amore a destra e manca.
Ma l’Amore vero me l’ha dimostrato solo un Amico. L’ha dimostrato prendendo la mia croce sulle Sue Spalle e mi ha detto: “Da ora in poi, a te ci penso io. Ti guiderò verso il bene, ti metterò accanto veri amici. Perché io ti amo e voglio solo il meglio per te.”.
Ed io, ho pianto tanto, tantissimo. Mai una persona, una persona che non erano i miei genitori o le mie sorelle, mi aveva parlato così, amato così, gratuitamente.
Ma soprattutto, ha guarito le mie ferite, consolato il mio cuore, cancellato i miei peccati prima che io dicessi qualcosa. Ecco, se ripenso a quel momento, mi viene in mente la prostituta e comprendo il motivo per cui lei era lì a piangere. Una piccola luce si era accesa nel mio cuore.
Ora, io vedo tante luci. Quasi non c’è bisogno della luce artificiale, bastano le vostre candeline ed io riesco leggere i miei appunti. Abbiamo strappato i nostri debiti davanti alla croce perché non è quello che ci rende umani. Gesù ci ha liberati su quella croce e noi per essere davvero liberi, altro non dobbiamo fare che accogliere questo grande dono della Misericordia.
Quella donna si è prostrata ai suoi piedi perché aveva la certezza di ciò che stava per accaderle. Aveva la certezza di quel dono. Quanti attorno a noi, ma anche noi stessi, quante volte ci dimentichiamo di quel dono? Quante volte la candelina si spegne o in quanti non è mai stata accesa? Io per prima, ho passato periodi, dopo l’incontro con Gesù, in cui mi dimenticavo di questa Misericordia, ero nel buio e puff…la candelina si spegneva.
Ma il Signore è previdente, ci conosce fin dal seno di nostra madre.
Ed è per questo che ci ha donato i fratelli. Perché uno mi potrebbe dire: “Vabbè, torno al cero grande e la riaccendo.”. Ma se noi abbiamo la candelina spenta, è proprio perché ci dimentichiamo di Gesù. E allora, arriva il fratello che invece ha la candelina accesa e quindi al buio ci vede meglio e pensa “Povera Anthea! Via, ora le dono un pochino della mia luce.”.
Ed ecco che questo fratello o questa sorella ci dona nuova speranza. Ma non una speranza umana. La speranza di Gesù! Perché una persona con il cuore ricolmo dell’Amore di Dio non può, non deve tenerselo per Lui. Per questo, noi che abbiamo fatto quest’esperienza di Misericordia, dobbiamo portarla agli altri.
Altrimenti, muore.
Non possiamo avere un rapporto soli con Dio: nei momenti in cui non riusciamo ad avvertire la Sua presenza, poi che si fa? Abbiamo bisogno dell’altro. Simone ha avuto bisogno della prostituta per fare quest’esperienza di misericordia. La prostituta ha avuto bisogno di Simone per poter incontrare Gesù. E noi, chi abbiamo?
Si accendono le luci.
Guardiamoci intorno. Ecco chi abbiamo! La sorella o il fratello che abbiamo accanto, con questa candelina, sono persone che come te hanno ripudiato il loro debito per poter vivere la misericordia di Dio! Ed è quello che siamo chiamati a fare anche e soprattutto con chi è lontano.
Non bisogna sempre ricorrere a gesti eclatanti: basta un sorriso, basta cambiare atteggiamento, basta pensare e agire come ha fatto Gesù con Simone.
C’è una canzone di Ligabue (che, tra parentesi, neanche ascolto più di tanto, anche se ha un buon chitarrista!) che dice: “Metti in circolo il tuo amore”. Mi pare si chiami proprio così.
Ecco, noi che abbiamo capito di essere tanto amati, siamo i primi che dobbiamo amare.
È Gesù stesso a dirlo…anzi, Simone: “Ama di più colui a cui è stato perdonato tanto.”.
E a noi quanto ci è stato perdonato? Quando capitò a me, dieci anni fa, io sentii di essermi liberata di un peso enorme e di aver acquistato un amore ancora più grande. E tutt’ora mi capita. Eh già! Il rovescio della medaglia. Perché qualcuno mi potrebbe dire: “Ma come, Gesù mi ha dato gratuitamente e si aspetta qualcosa da me?”. E allora, io ti rispondo: “Ma sai quanto è immenso l’amore che ti ha dato? Tu non lo puoi capire appieno: è enorme! Non è misurabile! E il nostro cuore è così piccolo a confronto, che quasi ne abbiamo a buttare! Dunque, perché non lo doniamo a chi non ha ancora fatto questa esperienza?”
Tante volte si parla con altri, con gente a caso, magari per la prima volta e scopri che in comune avete gli stessi gusti musicali, gli stessi hobbies, guardate gli stessi telefilm…
poi quella persona un giorno si confida con te e ti dice che le cose non vanno, che magari si trova a dare lo stesso esame per la quindicesima volta o che qualche suo caro è gravemente malato.
Guardi quella persona negli occhi e rivedi te. Rivedi te com’eri prima di un famoso incontro.
E allora, siamo pronti o no a diventare Sentinelle di Misericordia?
Ora, si sente tanto parlare di Sentinelle in piedi…ecco, noi siamo un’altra cosa. Non sono qui a parlarvi di politica, a dirvi se la penso o meno come loro.
Non vi sto dicendo di scendere in pizza a manifestare, un gesto che il più delle volte è frainteso. No. Noi scendiamo in piazza a parlare e a compiere gesti di amore!
Certo, non andremo in giro con stendardi raffiguranti lo stemma i questo giubileo, ma ci bastano i piccoli gesti. E poi, con la consapevolezza di avere con noi accanto un fratello di cammino.
Attenti che due candeline insieme possono incendiare il mondo! E noi, siamo un po’ più di due.
Quindi che si fa, siamo pronti ad incendiare di Misericordia questo mondo? Questa sera parteciperemo al Volto nella Notte.
Oltre ad essere una bellissima occasione di preghiera, sarà un momento in cui abbiamo la possibilità di confessarci (e ci varrà come indulgenza). E una volta che i nostri peccati sono stati rimessi, che si fa? Qualche versetto più in su del brano che abbiamo per bene sviscerato, ribaltato e contemplato, si trovano giusto tre versi del capitolo precedente in cui è lo stesso Gesù a chiedercelo.
“Non giudicate e non sarete giudicati…perdonate e vi sarà perdonato.”
Siamo noi stessi i primi a dover essere attivi in questo dono: “Siate misericordiosi”.
Ora, non è che dobbiamo andare in giro a perdonare i peccati degli altri: a questo ci pensano i sacerdoti. Ma dobbiamo andare in giro a perdonare chi ci ha fatto del male, a zittire chi ci vien vicino a parlar male di qualcun altro. Ci dobbiamo impegnare a guardare gli altri con gli occhi di Gesù: “gareggiate nello stimarvi a vicenda” (questa non è di Ligabue, ma di s. Paolo!).
Solo così, il dono di Misericordia che abbiamo ricevuto da Dio e che continueremo a ricevere, non sarà destinato a seccarsi, bensì ad accrescere, a diventare un fiume in piena che arriva dritto nel cuore dei fratelli che incontreremo.

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