San Giuseppe e l’importanza del “secondo sì”

di Emiliano Tognetti

Oggi la Chiesa festeggia San Giuseppe, patrono universale e soprattutto padre putativo di Gesù e sposo di Maria. Di questo grande, grandissimo santo, sappiamo molto poco ed i Vangeli sono poco “loquaci”. Eppure, fra le righe ci sono delle sfumature che possono dirci alcune cose su di lui.
Stamani, durante il Vangelo della Festa, che ripercorre la “parte” di Giuseppe nella storia della Natività, mi sono accorto di un particolare che mi era sfuggito, il “secondo Fiat” del Vangelo, non meno importante del ben più noto “Eccomi” di Maria Santissima all’Arcangelo Gabriele.
È secondo, infatti solo in ordine di tempo, non di importanza; perché se è vero che senza il “Sì” di Maria, Gesù non si sarebbe incarnato nella modalità che c’è stata narrata dagli Evangelisti, è altrettanto vero che per la legge ebraica Maria sarebbe stata lapidata e Giuseppe medita di licenziarla in segreto perché altrimenti avrebbe subito la condanna del Sinedrio.
Ed ecco perché il “fiat” di Giuseppe è altrettanto importante, e secondo me passa ingiustamente in secondo piano: Maria accoglie il Verbo nel suo grembo, ma è custodito da Giuseppe dalle cui cure, dipende la vita del bambino.
Quello che vorrei sottolineare, è che spesso noi abbiamo addolcito il Vangelo, “disumanizzandolo” e rimanendo “superficiali”, sulla superficie. Il “Sì” di Giuseppe è verità di fede, anche se i Vangeli non ci riportano le sue parole; “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore” [Mt 1,24] il “Fiat” di Giuseppe è un “fecit” su cui ci soffermiamo troppo poco.
E per capire l’importanza del ruolo di Giuseppe è altrettanto importante rimarcare un secondo elemento: dà il nome a Gesù.
Anche questo mi ha colpito e mi è venuto un secondo parallelismo: Giovanni il Battista indica Gesù come “Ecco l’agnello di Dio”, ma è Giuseppe che per primo ce lo indica come “Colui che Salva”, è a lui che Dio affida il compito di rendere ufficiale, agli occhi del mondo il nome del proprio figlio adottivo.
Ed anche in questo caso Giovanni Battista “indica” da lontano, come se ci l’ultimo dei profeti lasciasse il testimone alla pienezza dei tempi; Giuseppe “dà” [dat] il nome a Gesù, glielo porge in un certo senso. L’ho visto come un gesto di profonda intimità “padre-figlio”, non è un semplice atto burocratico (diremmo oggi), ma è il primo che legalmente rende “Gesù” il nome nel quale c’è Salvezza. E anche su questo le scritture sono chiare: «non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati», [Atti 4,12].
Ecco allora che in questo anno giubilare, dedicato a San Giuseppe abbiamo la possibilità di scavare nelle pieghe delle pagine del Vangelo ed andare al di là di un devozionismo superficiale, cogliendo più pienamente il Mistero di Dio che agisce nella Storia e di quanto profondo è il dono che ci ha fatto in san Giuseppe e di quanto dovremmo imparare da lui, che con il suo “fecit” ed il suo “dat” ha completato il “fiat” di Maria e ci ha donato al mondo il Salvatore.

Be the first to comment on "San Giuseppe e l’importanza del “secondo sì”"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*