di Padre Gian Marco Mattei
“Una nuova alleanza”.
Oggi non abbiamo altra esperienza di alleanza se non quella politica, militare o economica, ma, per Israele e per i popoli antichi ogni patto sociale veniva sacralizzato con un sacrificio di alleanza. Ad esempio, sulla montagna che sovrasta il lago di Albano c’era un tempio ove le popolazioni laziali salivano per ratificare i patti agrari con un sacrificio (diritto di semina, di pascolo, di taglio di legna , rispetto dei confini ecc.). Per Israele si tratta di un patto ben più importante: è Dio stesso che si impegna a guidare, proteggere, benedire Israele, purché questi osservi i suoi comandamenti. In Es. 19 c’è la promessa dell’alleanza divina e la grande teofania ; in Es.20, il decalogo e il codice dell’alleanza , che prosegue nei capitoli 21-23); in Es. 24, la conclusone dell’alleanza. Dunque, per il popolo eletto il sacrificio di alleanza implicava l’osservanza di un codice, di una legge, alla quale si giurava fedeltà. È profondamente significativo l’episodio del rinnovo dell’alleanza richiesto da Giosuè alle generazioni che non erano state presenti all’alleanza sinaitica (Gs.24). Questa rinnovazione solenne avvenne nel cuore della Palestina, davanti a due montagne, l’Ebal e il Garizin , quasi eterni testimoni! Giosuè insisté sulla responsabilità personale e collettiva della accettazione, finché il popolo dichiarò : “Noi serviremo il Signore nostro Dio e ubbidiremo alla sua voce” (Gs.24,24). È l’Amen delle nostre liturgie!
Il rito essenziale del sacrificio di alleanza, era l’effusione del sangue; infatti Mosè spruzza l’altare, simbolo di Dio, e il popolo, con il sangue delle vittime offerte, per significare che tra Dio e il popolo c’è una alleanza di sangue, una parentela! Il sangue veniva concepito come portatore di vita, l’elemento divino nell’uomo, quello che per i greci era l’anima. L’alleanza diviene così, per Israele, il centro della vita religiosa e civile. Geremia profetizza “una nuova alleanza” perché l’alleanza sinaitica era stata violata con l’idolatria, l’inosservanza delle “Dieci Parole”, i Comandamenti. La Legge sinaitica era scritta su tavole di pietra, cioè era “esterna all’uomo”, come del resto tutte le leggi positive. Dio promette una nuova legge “interiore“, scritta nel cuore. Quindi la legge, espressione della volontà divina non cambia, ma la differenza tra i due patti, antico e nuovo, sta nel fatto che la nuova legge diventa “nostra”, fa parte in qualche modo della nostra natura (già la legge naturale è scritta nel cuore di ogni creatura umana), fa parte del dono di grazia meritato ed offerto da Gesù: lo Spirito santo viene in aiuto alla nostra debolezza con la forza dell’amore. Dunque, Israele, mediante l’osservanza dei dieci comandamenti acquista la benedizione dell’alleanza. Così è per noi!
È estremamente illuminante notare che alcuni anni dopo Geremia, il profeta Ezechiele, che aveva anch’egli predetto la rovina di Gerusalemme (Cap.1—23), dopo la caduta della città e la deportazione del popolo a Babilonia ad opera di Nabucodonosor II°, (587-586), riprende la profezia di Geremia sulla “nuova alleanza” e sostituisce il termine “Legge” col termine : “Spirito”, portando la rivelazione profetica al suo vertice definitivo : “Così dice il Signore Dio : Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e a voi darò il paese d’Israele. Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini. Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro ; toglierò da loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne, perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e le mettano in pratica ; saranno il mio popolo ed io sarò il loro Dio” (Ez.11,17-20).
Cuore nuovo significa il principio delle nostre attività : agire non più per timore, non più per dovere, ma spontaneamente, per amore! Spirito nuovo è lo Spirito di Dio comunicato all’uomo nel N.T. Infatti, il senso ultimo dell’incarnazione del Verbo divino, Gesù, che, pur essendo senza peccato, ha voluto subire per noi quella abissale umiliazione penitenziale che ci ha redenti : passione, morte, sepoltura e alla quale è seguita la sua folgorante risurrezione, garanzia apodittica della sua divinità, tutto ciò ha avuto lo scopo di meritare ed effondere in noi il suo santo Spirito, la vita divina. Sia il testo di Geremia, che quello di Ezechiele relativo alla “nuova alleanza”, concludono con la formula : “Io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”. È una formula sponsale, la formula della “Nuova alleanza” perché, grazie al dono dello Spirito santo, il rapporto con Dio sarà basato sull’amore. Nel Vangelo di Giovanni i capp. 3. 4. 14.16 rivelano il ruolo dello Spirito di Dio nella nostra vita.
Gesù nell’ultima Cena offrendo il calice del vino, transustanziato nel suo sangue, darà pieno compimento alla “nuova alleanza” vaticinata dai profeti Geremia ed Ezechiele: “Dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che viene versato per voi” (Lc.22,20). Ma se c’è una alleanza, ci deve essere pure una clausola. Qual’è? “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt.22,29). Questa è la legge naturale; Gesù l’ha messa al positivo, mentre nell’A.T. era posta al negativo : “non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tob.4,15). Ma Gesù, nell’ultima Cena, chiede molto di più : “ Vi do un comandamento nuovo : che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi… Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv.13,34). L’amore di Gesù per noi si è spinto fino alla passione, crocifissione, morte e sepoltura; i santi Martiri hanno imitato Gesù sino alla morte ; ma come è stato possibile? Con la grazia dello Spirito santo che li ha illuminati e innamorati di Dio e del suo Figlio, Gesù. Quanti cristiani partecipando alla S. Messa, che è anzitutto il sacrificio della nuova ed eterna alleanza, il “Memoriale” della sua pasqua di morte e di risurrezione, accolgono il dono dell’alleanza, mediante l’esercizio della carità fraterna verso “chiunque ha bisogno di te” (parabola del buon Samaritano Lc.10,25-37). Nella S. Messa c’è la proclamazione della Parola di Dio necessaria all’alleanza, (la prima mensa): solo accogliendo quella parola possiamo partecipare fruttuosamente al divino sacrificio di comunione.
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