Serie di articoli postumi di Padre Gianmarco Mattei
La rivelazione
Rivelare significa far conoscere, letteralmente: togliere il velo. È essenzialmente la manifestazione di Dio che si fa conoscere attraverso cinque modi essenziali: il creato, come già si è detto, la S. Scrittura, la liturgia, la storia, Gesù, Verbo incarnato: la sua rivelazione è ultima, definitiva. Mi limiterò ad accennare alla bellezza letteraria di alcuni brani della Bibbia. Se sostiamo con attenzione su molte pagine della Parola di Dio, rimaniamo stupiti, affascinati dalla loro bellezza e impariamo ad accoglierle nel cuore: è proprio la via “Pulchritudinis”. Sono tantissimi i brani della S.Scrittura di valore poetico, universale, per potenza lirica o drammatica, per vivacità di immagini, di “pathos”, cioè di particolare intensità di sentimento che ci afferra e commuove. La contemplazione, la preghiera profonda, la gioia, il dolore, sono fonti di autentica poesia. Il biblista Alonso Schokel nella sua “Antologia della poesia biblica” riporta ben 150 brani nell’originale ebraico o greco, senza commentarli, perché i testi originali sono quanto mai espressivi. Noi, purtroppo, ci dobbiamo contentare di traduzioni che non rendono a pieno la bellezza dell’originale. La religiosità dà un taglio particolare alla poesia; ad esempio nei salmi “non troviamo il voluttuoso accarezzamento delle forme e dei colori che caratterizzano la poesia classica, e nemmeno compiacenti indugi su aggettivazioni superficiali: il mare, ad esempio, è profondo, ma non azzurro. Il motivo di questa essenzialità è il modo di guardare la vita, l’universo in controluce, cioè sullo sfondo di Dio. Secondariamente, è la scarsità di aggettivi del lessico ebraico. La poesia dei salmi è quindi, una poesia del profondo, della totalità” (G. Ravasi).
Nei 150 salmi del salterio sono frequenti le descrizioni di grandi teofanie, visioni della realtà umana, del cosmo, e del popolo eletto. Però nella gamma poetica non manca, come vedremo, la gentilezza e la grazia. Molti salmi esprimono l’esultanza per l’incontro col Signore nel Tempio: sono i salmi detti “graduali”, cioè di pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme, unico tempio, segno della presenza dell’unico Dio; solo là si compivano i sacrifici di espiazione e di comunione, mentre nelle varie Sinagoghe si pregava con i salmi e si ascoltava la parola profetica. Nella lettura dei salmi appare evidente il ritmo duale, cioè l’uso di esprimere un concetto e di ripeterlo nel versetto seguente, con altre parole: è un modo per imprimerne meglio il messaggio nella mente; per lo stesso motivo molti sono “alfabetici”: iniziano ad ogni strofa con una lettera dell’alfabeto ebraico. Quando gli ebrei pregano, sempre in piedi e a voce alta, si dondolano avanti e in dietro ripetendo il ritmo duale dei salmi.
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