La figura profetica di Eliseo (1°Parte)

un ritratto a matita di Padre Gian Marco Mattei

Di Padre Gian Marco Mattei

È il continuatore dell’opera di Elia in Israele, nel regno del nord. Il più grande taumaturgo dei profeti.… “Elia incontrò Eliseo figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli steso guidava il decimo secondo”. Era evidentemente ricco, come sappiamo anche da altre notizie della Bibbia. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: “Andrò a baciare mio padre e mia madre. Poi ti seguirò”. Elia  disse: “ Va  e torna perché sai bene che cosa ho fatto di te”. Allora tornato da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiassero. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio”. Elia ha agito per comando divino che designava Eliseo, come profeta e suo successore (1Re,19,16-21). Nel cuore dell’uomo c’è sempre un misterioso richiamo divino al bene. Ogni vera vocazione: al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata è mossa da questo impulso di grazia, ma il Signore si serve di alcune persone per incoraggiare la decisione. La vita di fede è sempre suscitata da modelli esemplari di vita: non bastano le parole, occorrono personalità che “attirino”, che innamorino di Dio. I santi sono catalizzatori di bene. La risposta è  libera e, se accolta, deve essere pronta e senza condizioni. Non c’è risposta senza rinuncia per cui si tratta di valutare che cosa si lascia, ma prima di tutto, per chi si lascia! Eliseo ha risposto con prontezza al gesto di Elia; il mantello è simbolo della personalità che lo indossa, nel nostro caso, di un profeta. Gettandolo sulle spalle di Eliseo, Elia lo accoglie come suo discepolo e continuatore della sua missione. La fedeltà a Dio non è solo merito dell’uomo, ma della bontà di Dio misericordioso. L’episodio già citato del passaggio di Elia al cielo merita una particolare riflessione riguardo ad Eliseo. Egli segue il maestro e sapendo che questi lo avrebbe presto lasciato, gli chiede: “tre quarti del suo spirito”. Cioè la parte di eredità che, secondo la legge ebraica, spettava al primogenito. Eliseo chiede, cioè, di essere riconosciuto come l’erede spirituale del suo maestro. Ma l’esaudimento di tale desiderio non può essere esaudito da Elia, perché è dono libero di Dio. Elia può dare un segno che certifichi il dono divino: lascia cadere il suo mantello col quale Eliseo dividerà le acque del Giordano al suo rientro in Israele, per iniziare la sua missione. Se Eliseo chiede tre quarti dello spirito di fede e dei carismi di Elia, noi sappiamo che Gesù “dona lo Spirito senza misura!” (Gv.3,34).

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