di Padre Gian Marco Mattei
L’Alleanza
Il Signore vuol condurre il popolo eletto ad una vita di comunione con lui ; aveva già fatto alleanza con Noè, il segno del patto fu l’arcobaleno, pace della preistoria ; poi con Abramo : il segno fu la circoncisione e la promessa di una grade posterità che avrebbe avuto il possesso della terra, dove il patriarca era vissuto come nomade. Con Mosè, l’alleanza è con tutto Israele; come, segno, il dono della terra, e come condizione il culto e l’osservanza della legge. Nel capitolo 24° dell’Esodo abbiamo il racconto biblico della conclusione dell’Alleanza. Noi, oggi, non conosciamo un sacrificio per sigillare un patto economico, politico, o militare, mentre per gli ebrei il sacrificio di alleanza sarà il centro della loro vita. “Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore (il Decalogo) e tutte le norme (il codice dell’alleanza). Tutto il popolo rispose insieme e disse : “Tutti i comandi che il Signore ha dati, noi li eseguiremo!” (v.7). Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero : “Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!” (E’ l’Amen delle nostre liturgie!). Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo , dicendo : “Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole! (Es.24,4-8).
Mosè comandò ai giovani di offrire olocausti : è una azione secondaria nel rito che stava per compiere. Mentre l’aspetto essenziale è il rito del sangue. “Il sangue per gli ebrei era portatore della vita, l’elemento divino nell’uomo ; quello che per i greci era l’anima, per gli ebrei non era l’anima, ma piuttosto il sangue”. (S. Lyonnet). Quindi, aspergendo col sangue l’altare, simbolo di Dio, e il popolo, significava che tra Dio e il popolo c’era una vera alleanza. La volontà divina era quella di fare di Israele “il suo popolo”. Al rito simbolico corrispondeva la realtà.
A seguito dell’Alleanza sinaitica il popolo ebraico avrà un triplice mandato :
* Credere nella Parola di Dio scritta, che annuncia la salvezza per tutti i popoli ;
* Testimoniare la presenza di Dio nel mondo ;
* Essere modello di fede e di vita morale, perché gli uomini, uscendo dal proprio egoismo, diventino liberi nella gioia di Dio.
Il Signore non ha presentato queste verità con definizione astratte, ma facendole emergere in modo esperienziale. In seguito i profeti avranno il compito di far esplicitare i fatti, di approfondire la fede e di conservarla nella sua genuinità, condannando ogni possibile deviazione; quando Israele tradisce l’alleanza, si rende schiavo dei popoli vicini.
Israele è un popolo “teocratico”, eletto e guidato da Dio per una missione, da ciò deriva il fatto che nella s. Scrittura appare chiaro che Israele non ha un concetto “politico” di “nemico”, ma un concetto “religioso” : è avversario chi si oppone alla sua missione, come il faraone e le città ostili, simboleggiate da Gerico e Babilonia.
Per comprendere il rito dell’alleanza rileggiamo il capitolo 24° del libro di Giosuè. Gli Israeliti, dopo la morte di Mosè, sono entrati nel cuore della Palestina, sotto la guida di Giosuè. Non sono più gli stessi della alleanza sinaitica, perché a causa delle loro ribellioni sono morti. Perciò Giosuè fa rinnovare l’alleanza alla nuova generazione, a Sichem, di fronte a due monti: l’Ebal e il Garizin che saranno testimoni per sempre!. Anzitutto Giosuè proclama il credo storico di Israele, dalla vocazione di Abramo all’alleanza sinaitica, ricordando le meraviglie compiute da Dio. Quindi chiede l’impegno responsabile e libero del popolo, anzi lo provoca per avere una risposta chiara e decisa . “Temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà : eliminate gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume (l’Eufrate) e in Egitto e servite il Signore! (un atto di purificazione penitenziale). Se vi dispiace servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire : se gli dei che i vostri padri servirono oltre il fiume, oppure gli dei degli Amorrei, nel paese nel quale abitate. Quanto a me e alla mia famiglia noi serviremo il Signore!”. Allora il popolo rispose e disse. “lungi da noi l’abbandonare il Signore per servire altri dei! Perché il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i nostri padri dal paese d’Egitto….Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché egli è il nostro Dio”. Giosuè disse al popolo : “Voi non potete servire il signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso: Egli non perdonerebbe i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dei stranieri, Egli vi si volterà contro e dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi consumerà”. Il popolo disse a Giosuè: “No! Noi serviremo il Signore!”. Allora Giosuè disse al popolo Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!. Risposero : “Siamo testimoni!” (Gs.24).
Il grande profeta Geremia, profeta a costo della vita, ispirato da Dio scrive : “Verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda (i due regni) io concluderò un’alleanza nuova. Non come l’Alleanza che ho conclusa con i loro padri… una alleanza che hanno violato, benché io fossi il loro Signore. Parola del Signore : questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore : porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo” (Ger. 31,31-33). Sebbene Israele abbia violato l’alleanza, Dio è fedele! La legge non sarà scritta soltanto su tavole di pietra, quindi esterna all’uomo, ma nel loro cuore!
Pochi anni dopo il profeta Ezechiele riprenderà la profezia di Geremia e sostituirà, per ispirazione, il termine “legge”: con il termine “Spirito” : “Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua tura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli ; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri, voi sarete il mio popolo ed io sarò il vostro Dio” (Ez.36,24-28). Di fronte a questi annunci il cuore trasalisce di gioia! Grazie, Signore, per la tua fedeltà e la tua eterna parola, lampada per i nostri passi, luce sul nostro cammino!
Queste grandi profezie si sono avverate in Gesù, Figlio di Dio, Inviato dal Padre, come Messia, Salvatore potente. Il senso ultimo della incarnazione, passione, morte di Gesù è stato quello di meritare per noi lo Spirito santo, la vita divina, ed effonderla nei nostri cuori. Davvero, non siamo più schiavi, ma figli nel Figlio!
Geremia ha parlato di “Nuova alleanza”, Ezechiele del “dono dello Spirito di Dio”: quando si sono avverate queste profezie? Evidentemente con la morte di Gesù : “Reclinato il capo effuse lo Spirito” (Gv.19,30b). “L’ultimo respiro di Gesù è il primo respiro della Chiesa “ (P. Cantalamessa). Ogni sacramento, a cominciare dal S. Battesimo, è una effusione dello Spirito santo! Ma dobbiamo riferirci alla santa Messa, perché essa è il Sacrificio della nuova ed eterna alleanza.
Infatti Gesù, nell’ultima cena, si è offerto al Padre, con la decisione della sua volontà, anticipando il sacrificio cruento del giorno seguente sul Calvario. I sinottici e s. Paolo (1Cor.11,23-32) riferiscono l’istituzione della ss. Eucarestia : (Mt.26,29) ; Mc.14,2225) ; Lc.22,19-20). Meditiamo le parole del Vangelo di s. Matteo : Gesù, “Prese il pane, pronunciò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro dicendo : Questo è il mio corpo. Poi prese il calice dicendo: “Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti in remissione dei peccati”. Marco: È il sangue dell’alleanza versato per molti (le moltitudini, i popoli) in remissione dei peccati. Luca : “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che viene versato per voi” (Lc.22,19-20). L’alleanza stipula da Dio con Noè ed Abramo era rivolta a persone singole ; quella con Mosè al popolo ebraico ; la “nuova ed eterna” di Gesù, alla Chiesa e in essa a tutto il genere umano.
Se c’è un patto, una alleanza, ci deve essere pure una norma da osservare . Infatti, Gesù, prima di istituire il sacramento della nuova ed eterna alleanza, ha detto agli apostoli : “Vi do un comandamento nuovo : che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Gv.14,34). S. Giovanni, il teologo, scrive il suo Vangelo quando la divina Eucarestia era celebrata dovunque nelle comunità cristiane, quindi non ripete le parole dell’istituzione, ma la norma fondamentale per vivere l’incontro col Signore: la carità. S. Paolo ricorda sia l’istituzione che il precetto della carità. (1Cor.11,23-33). Lo Spirito santo ci illumini per vivere con fede e amore questo grande mistero!
I nomi dell’Eucarestia sono fondamentalmente due : “Cena del Signore e “Frazione del pane”. Cena del Signore si trova due volte nello steso contesto (1Cor.11,20) . L’apostolo fa un duro rimprovero alla Comunità di Corinto perché, pur sapendo bene come dovrebbero comportarsi nella Celebrazione eucaristica, in realtà smentiscono quello che fanno: manca la carità! Prima o dopo la Celebrazione usavano fare un pasto conviviale; alcuni consumavano quello che avevano portato, senza farne parte agli altri, per cui si verificava una discriminazione tra ricchi e poveri. La morte di Gesù aleggia così fortemente sulla liturgia che il modo di viverla ci pone, come ai piedi della croce, tra i nemici di Gesù o i suoi fedeli. “Fate questo in memoria di me” non significa semplicemente, ripetete le mie parole e i miei gesti, ma, fate come ho fatto io! “Vi ho dato l’esempio!”. È lo stesso contesto e lo stesso significato della lavanda dei piedi compiuta da Gesù, prima dell’ultima cena: “Da questo capiranno che siete miei discepoli, se vi amerete come ho fatto io” (Gv.13,1-17).
Frazione del pane o spezzare il pane (At.2,42 ; At.20,7 ; 1 Cor 10,16 ; Lc.24,30)
È il termine più usato. “Spezzare il pane” fu inteso proprio come il gesto che, meglio di ogni altro, avrebbe potuto esprimere l’essenza del dono eucaristico. Gesù si fatto per noi corpo martoriato e sangue versato, ed ora si dona, anche fisicamente, perché le moltitudini, i popoli, diventino una cosa sola con lui e per lui. Non soltanto io e Gesù, ma noi e Gesù! Ecco il significato di quella profonda espressione di s. Paolo: “Poiché c’è un solo pane, noi pur essendo molti siamo un corpo solo, perché tutti partecipiamo di quell’unico pane” (1Cor.10,17). La stessa convivialità è segno di unione, di fraternità. Come si può celebrare la Cena del Signore ed essere egoisti, divisi? Chi spezza la comunione fraterna “non riconosce il Corpo del Signore”; pertanto, ammonisce l’apostolo: “mangia e beve la sua condanna” (1.Cor,11.27). “Ciascuno esamini se stesso”(v.28). Non è solo un invito alla confessione, ma alla conversione! Nell’Eucarestia Gesù è presente con la più alta presenza, in corpo, sangue, anima e divinità, ma lo riconosciamo davvero solo quando comunichiamo con lui nella fede e nell’amore, quando cerchiamo di fare nostro il suo grado estremo di carità, cioè di disponibilità e di donazione agli altri. I discepoli di Emmaus erano stati preparati al banchetto eucaristico con l’ascolto della parola di Gesù (e il loro cuore ardeva nel petto!), ma lo hanno riconosciuto solo quando hanno preso parte al suo sacrificio reale, quando hanno accolto il suo pensiero e si sono resi disponibili a dare anch’essi la vita.
Be the first to comment on "La Pasqua dell’Esodo. Il passaggio del Mar Rosso. L’Alleanza. (IV° e ultima parte)"