di Padre Gian Marco Mattei
L’apparizione a Mamre e la promessa di un figlio
Sara non aveva la fede del marito. Erano passati già dieci anni dall’ingresso nella terra promessa ; secondo l’usanza del tempo, Sara dette ad Abramo in sposa la sua schiava Agar. Nasce un figlio, Ismaele, che viene considerato figlio di Abramo, ma non è il figlio della promessa.
Ed ecco che, mentre Abramo si riposava all’ombra della sua tenda alle querce di Mamre, tre misteriosi personaggi si presentarono a lui: il testo, volutamente oscuro, favorisce l’ambiguità, passando dal singolare al plurale: sono tre uomini o uno solo? La nostra fede riconosce nel fatto il primo accenno al Dio trinitario. ”Tres vidit et unum adoravit”, dicono i Padri. Abramo riserva agli ospiti una generosa accoglienza e questi, nel congedarsi, gli annunciano che l’anno seguente Sara avrà un figlio. Sara ascolta dalla tenda e ride, ma la profezia si avvera puntualmente: nasce Isacco. I due figli di Abramo, Ismaele e Isacco, crescono insieme, ma Sara si ingelosisce e pretende che Agar sia allontanata: Abramo, col cuore spezzato, deve acconsentire per la pace familiare: un altro distacco! Ma Il Signore benedice anche Ismaele: da lui uscirà un grande popolo, sarà il padre degli arabi.
Il sacrificio di Isacco.
“Dio mise alla prova Abramo e gli disse : “Abramo, Abramo!” Rispose : “Eccomi!” Riprese : “Prendi il tuo figlio. Il tuo unico figlio che ami, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su un monte che io ti Indicherò”. Abramo aveva già scoperto la trascendenza e la vicinanza di Dio, la sua amicizia; come può chiedergli una azione tanto crudele? I cananei idolatri, adoratori di Baal e di Moloc , pensavano di “placare i loro dei” immolando il proprio figlio o le proprie figlie . (l’Iliade racconta che Agamennone sacrificò la figlia Ifigenea per ottenere venti propizi).
Anche in Israele ci saranno dei casi di infanticidio compiuti persino da alcuni re, degeneri, come Acab che “fece passare il suo figlio per il fuoco, secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati” (2Re.16,3). A Gerusalemme il ricordo di questi orrendi sacrifici dei cananei è legato alla valle dell’Innon. I Profeti alzeranno la loro voce per condannare questi delitti rituali.
È molto probabile che Abramo, vedendo questo rito crudele dei cananei, ne sia stato influenzato ed abbia sentito nel suo intimo il dovere di offrire a Dio il proprio figlio, Isacco, per dargli prova della sua fede. Nel linguaggio scritturistico a volte vengono attribuite a Dio azioni che sono semplicemente umane. Un esempio: Dio vuole che il Faraone rilasci il popolo ebraico, il Faraone si ostina a negare la libertà, l’agiografo scrive: “Dio indurò il cuore del Faraone” (Es. 9,12). Cioè : Dio permise che il faraone si ostinasse e portasse le conseguenze della sua ostinazione.
La situazione è crudele : sacrificare quel figlio, tanto desiderato e tanto amato, il figlio della promessa! Abbandonare le ragioni della sua fede e della sua speranza! La decisione, dolorosissima al cuore paterno, è eroica! Il cap. 11° della Lettera agli ebrei è un inno alla sua fede. Ma Dio che è amore, che è Padre e dà la vita, non può volere il sacrificio di Isacco. Mentre Abramo sta per sacrificarlo, “L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo e disse: “Abramo, Abramo” Rispose : “Eccomi!” L’angelo disse: ”Non stendere la nano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio”(Gn.22,12). Dio interviene per impedire il sacrificio umano, e insegnare il rispetto della vita. Abramo si è spinto sino al termine ultimo della sua fede, e Il Signore gli rinnova la sua promessa: “Io ti benedirò e renderò la tua discendenza molto numerosa, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare…saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra ” (v. 15-18). Sara morirà ad Ebron all’età di 127 anni. Abramo acquisterà dagli Ittiti, proprietari del luogo, la grotta di Macpelah, per seppellire l’amata consorte: è il primo possesso stabile nella terra promessa! “Dove sono i miei morti, lì è la mia patria!”
Abramo, padre dei credenti!
Si è messo in viaggio, non solo fisicamente , ma soprattutto spiritualmente verso Dio che ha dato senso alla sua vita. Il suo posto nell’A.T. è unico, altrettanto la sua vocazione e la sua missione. Grande è la sua fede, unita ad una grande confidenza nel Signore, altrettanto la sua bontà, la delicatezza della sua ospitalità, la sua intercessione a favore delle città peccatrici Sodoma e Gomorra (Gn.19). Il suo cammino spirituale non è stato semplice : ha saputo superare molte prove, attendere con pazienza e “sperare contro ogni speranza” (Rm. 1,18). Il fondamento, la misura e il senso della vocazione di Abramo poggiano, in ultima analisi, non su una realtà biologica, ma teologica : la fede!
La vera posterità di Abramo e la pienezza di ogni benedizione è Gesù Cristo. Abramo era teso verso la venuta di Gesù fino dall’inizio della sua vocazione: la sua gioia fu di scorgere quel giorno attraverso la benedizione della sua discendenza. (Gv.8,56 ; Lc.5,54). Isacco fu risparmiato, mentre Il Padre celeste “ha tanto amato il mondo da dare (sacrificare) il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Gv.3,16.). Questo è definitivo ed è la sintesi di tutta la Sacra Scrittura.
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