di Padre Gian Marco Mattei
Abramo è il capostipite del popolo ebraico. La sua storia è narrata con abbondanza di particolari nel libro della Genesi dal cap.12° al 25°.
La sua famiglia era idolatra (Gs.24,2); ma egli si è lasciato interpellare da Dio, lo ha cercato, lo ha conosciuto, gli ha obbedito: è stato premiato! Ogni iniziativa parte sempre da Dio ; nel corso della vita del patriarca lo ha educato pedagogicamente, lo ha fatto crescere, purificandolo attraverso prove che Abramo ha superato nella fede, così da divenire “l’amico di Dio”, “l’Al Kalil”, come lo chiamano gli arabi, espressione equivalente a “santo”. La sua nascita ci porta molto lontano nel tempo, 1800 a.C. Certamente. mentre conduceva i suoi greggi, si interrogava nel silenzio sul senso della vita. Immagino che la natura intatta, il cielo stellato e purissimo, come quello che ancor oggi ammiriamo sul Sinai, gli abbia fatto elevare lo sguardo verso il Creatore, rendendolo contemplativo, spirituale, come saranno tutti i profeti e gli uomini Dio.
La vocazione.
Il Signore disse ad Abramo, probabilmente con una esperienza mistica: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione… e in te si saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gn.12,1-3).
La chiamata comporta uno sradicamento a cui ne seguiranno altri, ma la parola di Dio è sempre promessa! L’isolamento, sarà necessario per conservare il patrimonio religioso affidato al patriarca e ai suoi discendenti; così ha inizio la storia della salvezza. La vocazione del “padre dei credenti” apre il cammino della fede che è, anzitutto, incontro, itinerario, non dottrina. Ecco la promessa divina: un popolo, una terra (necessaria per conservare il messaggio religioso), la benedizione, (che è anche missione, quella di far conoscere l’unico vero Dio e di dargli culto). La benedizione raggiungerà tutti coloro che la stessa fede renderà “figli di Abramo”, come spiega S. Paolo nell’intero cap. 4° della lettera ai Romani e nella lettera ai Galati : “Ebbe fede e gli fu imputato come giustizia”. “Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede” (Gal.3,7).
E Abramo partì…
“Per fede Abramo partì, in obbedienza a Dio, per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende…” (Ebr.11,8-9).
Partì con i beni che aveva acquistato a Carran, in Mesopotamia, sua patria, e portò con se anche il nipote Lot. Giunto nella terra di Canaan (Palestina) attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la quercia di More.
La promessa della terra e la separazione da Lot
Il Signore gli apparve e gli disse: “Alla tua discendenza io darò questo paese”. Allora Abramo costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso” (Gn.12 7).
In seguito ad una carestia scese in Egitto dove non gli mancarono le prove a causa di sua moglie Sara, ma Dio lo protesse dalla corruzione di quel popolo. Ritornato nel paese di Canaan con molte ricchezze, soprattutto di bestiame, avvenne che i pastori di Lot, che aveva anch’egli, bestiame e armenti, litigarono per il pascolo. Abramo disse : “Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il paese? Separati da me. Se tu vai a sinistra io andrò a destra; se tu andrai a destra io andò a sinistra” (Gn.13,8-9). Lot scelse, ovviamente, la zona migliore dirigendosi nella valle fertile del Giordano, verso Sodoma e Gomorra, mentre Abramo si recò a nord, nella regione di Ebron, presso il querceto di Mamre (secondo sradicamento). La Lettera agli ebrei intende la terra d’Israele come figura della patria celeste (Ebr.11,10-15).
La benedizione di Melchisedec.
Abbiamo già visto l’animo religioso del patriarca, la sua fede e l’ubbidienza assoluta a Dio, la sua benevolenza e il suo amore per la pace. Ora, avvenne che schiere provenienti dalla Mesopotamia fecero un grossa razzia e portarono via anche Lot. Abramo, avvisato, inseguì con trecento servi la retroguardia, la sorprese e la sconfisse, ricuperando tutto il bottino . Al suo rientro vittorioso gli venne incontro Melchisedec, re e sacerdote del Dio Altissimo (identificato col vero Dio di Abramo); offrì un sacrificio al Signore, e ai combattenti, donò pane e vino. Egli benedisse Abramo con queste parole: “Sia benedetto Abram dal Dio Altissimo creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio Altissimo (El Eljon) che ti ha messo in mano i tuoi nemici” (Gn.14,18-20). Abramo gli offrì la decima di quanto recuperato. Anche il re di Sodoma gli andò incontro chiedendogli le persone liberate, ma Abramo, nella sua generosità, gli restituì anche parte dei beni ricuperati.
Nel racconto sacro Melchidedec fa una breve e misteriosa comparsa, come re di Gerusalemme, ed è presentato dal Sal.110,4 come figura di David, che a sua volta è figura del Messia, re e sacerdote. I Padri della Chiesa hanno visto nel pane e nel vino offerti ad Abramo, una figura dell’Eucarestia e un vero sacrificio. S Paolo argomenta la superiorità del sacerdozio di Cristo, simboleggiato da Melchisedec, sul sacerdozio ebraico, cioè sui Leviti discendenti di Aronne. (Ebr.7).
Il Signore, rivolge in visione questa parola ad Abramo: “Non temere Abram, io sono il tuo scudo. La tua ricompensa sarà molto grande” (Gn.15,1). “Non temere!” (Nella S. Scrittura è ripetuto 365 volte!).
La seconda promessa e l’Alleanza.
Abramo aveva una profonda sofferenza nel cuore : era ricco, non gli mancava nulla, ma non aveva figli : Sara, sua moglie, era sterile. E Dio gli dice ancora : “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse : “tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore che glielo accreditò come giustizia” (Gn.15,6) Il Signore gli riconosce il merito di una fiducia piena su una promessa umanamente irrealizzabile : Abramo aveva cento anni e Sara novanta!
Il Signore stipulò una alleanza col suo servo fedele, sigillando il patto con il segno del fuoco (Gn.17) . A sua volta Abramo doveva manifestare il suo accordo col modo di vivere secondo Dio e anche con un segno nella sua carne (la circoncisione); altrettanto dovranno fare i suoi discendenti, poiché l’alleanza del Signore stava per estendersi a tutta la sua stirpe. Il Signore gli disse ancora : “Cammina davanti a me (alla mia presenza) e sii integro”. (v. 1-5). Questa formula concisa è densa di significato. Dio non dà ad Abramo altro comandamento che questo: cammina, avanza, progredisci su questa terra che io ti offro, non alla maniera di Adamo che ebbe la presunzione di decidere da solo cos’è bene e cos’è male, tentando di valicare la legge di natura; e voltando le spalle al suo Creatore, si ridusse ad una “nudità” assoluta: la perdita della amicizia divina e dei doni “preternaturali”. Tu, invece, cammina sotto il mio sguardo, nella mia amicizia e così sarai perfetto, giusto e santo.
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