La convocazione Giubilare di Rimini: le testimonianze – 3

Di Emiliano Tognetti

Riceviamo, raccogliamo e riproponiamo a voi care lettrici e cari lettori la testimonianza della Convocazione Giubilare dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito a Rimini.

Questa volta vi presentiamo la testimonianza di Chiara, che durante la convocazione, si è dedicata al servizio danza:

La preghiera più ricorrente nell’ultimo anno è quella di aprirmi agli altri, di realizzare un passo della mia preghiera di effusione “Effatà” aprimi Signore, spalanca il mio cuore chiuso e diffidente…e come intendevo cambiare? Rimanendo chiusa come una cozza. Il mio desiderio di apertura cresceva di pari passo con la resistenza al cambiamento. Il Signore mi conosce e sa che non avrei resistito all’invito di danzare per lui. Ho ballato quasi 20 anni, da due anni ho smesso e ho scelto di chiudere questa esperienza in un cassetto per dimenticarla. E’ riaffiorato questo desiderio durante gli incontri di preghiera, sempre al momento dell’ invocazione allo Spirito Santo. Cercavo di ignorare questo pensiero, ma cresceva, finchè ho ricevuto l’invito a partecipare a questo servizio e mi sono buttata con tanti dubbi. Quando andavo a danza, mi allenavo tutti i giorni diverse ore, anche nei fine settimana e adesso faccio gli addominali solo quando ho la tosse e non perché lo decido io! Mi angosciava il confronto con ragazzi che non conoscevo, la paura che ballassi questa nuova danza per nutrire il mio egocentrismo e non per servire Gesù. Sono partita con questo fagotto di inadeguatezze che il Signore ha trasformato in danza di esultanza sulle mie paure, conoscenze nuove con cui ho avuto la grazia di sentirmi stranamente (per me) a mio agio e ho sperimento che queste sono le relazioni che nascono quando Gesù ci unisce. L’esperienze più emozionanti che ho vissuto nel Servizio Danza, non sono stati i balli della convocazione di Rimini, ma la processione d’intronizzazione della Parola, in cui mi sono sentita annunciatrice della Parola del Signore e la danza libera davanti a Gesù durante un momento di Adorazione a Latina, in cui ho avuto la percezione che quella fosse la mia preghiera personale, il mio corpo era una preghiera in movimento, una “danza di giubilo” al Signore.

Concludo riflettendo che l’ultimo anno di danza dovevo rappresentare in un assolo una persona che viveva urlando ed era così che mi sentivo, schiacciata dall’angoscia per il peso di tante situazioni e dalla paura che mi serrava in una chiusura verso gli altri…oggi posso dire che quel personaggio, è stato trasformato dal Signore in una persona che vive lodando di gioia!

Mi sento di diffondere questo invito a tutte le persone che leggono queste righe, soprattutto a chi si sente escluso pensando ”non ho studiato danza”, lo studio non serve per pregare il Signore attraverso la danza, nessuno può giudicare la tua preghiera danzata! E lo dice una che batte le mani controtempo e in tanti anni di studio non ha mai imparato a ballare davvero.

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