Rubrica a cura di Ivan Aulino
Nel nostro mondo contemporaneo molto spesso si ha una concezione deformata della Chiesa e del cristianesimo in generale, soprattutto per quanto riguarda il delicato tema della morale sessuale.
Molta gente è convinta che la Chiesa abbia dichiarato guerra alla sessualità, abbia mortificato l’eros e l’unione dei coniugi, come se Dio da un lato avesse creato gli organi riproduttori e dall’altro avesse vietato all’ uomo di usarli per il loro vero scopo.
Se da una parte è vero che nel corso dei secoli si sono consolidate posizioni rigoriste sia in ambito protestante che cattolico a riguardo, non bisogna dimenticare ciò che la Sacra Scrittura ci dice sulla sessualità, la quale assolve un compito ben preciso nel disegno del Creatore.
A partire soprattutto dalla visione di San Agostino circa la trasmissione del peccato originale attraverso il concepimento, si è cominciato a pensare l’unione sessuale come qualcosa di tollerato esclusivamente poiché permette la generazione della prole.
Fino al Codice di diritto canonico del 1917 l’unione coniugale veniva subordinata alla procreazione e questo fino alla svolta del Concilio Vaticano II.
Il concilio infatti affermò il duplice fine unitivo e procreativo, senza che il primo fosse subordinato al secondo; esso inoltre volle ricomprendere la sessualità alla luce della Parola di Dio, che in quegli anni venne approfondita sempre di più.
La Bibbia non manca di presentare la bellezza e la felicità di due giovani che si amano con tenerezza e splendore, cosa che si può vedere nel Cantico dei Cantici. Nel secondo capitolo della Genesi si afferma: “ i due saranno una cosa sola” e questo perché dal momento dell’unione coniugale in poi i due instaureranno una comunione di vita che libera l’essere umano dall’isolamento.
Il verbo utilizzato per parlare del rapporto sessuale è conoscere; esso trascende il puro contatto fisico ed apre all’atto personale di conoscere l’altro sempre più in profondità nell’arco di tutta la loro vita insieme, nel rispetto reciproco della logica del dono.
La sessualità inoltre viene considerata addirittura come uno dei modi possibili di esperienza con Dio, poiché i due rendono nel miglior modo possibile manifesto l’amore di Dio per la creazione. Nella tradizione profetica, si pensi ad Osea, il rapporto Dio-Israele assume connotati sponsali, così come il rapporto Cristo-Chiesa presente in Efesini 5, brano che viene visto come fondante la sacramentalità del matrimonio.
La Bibbia d’altra parte condanna esplicitamente alcuni atteggiamenti riguardanti la sessualità, come ad esempio l’adulterio, l’uso della seduzione e della bellezza come arma femminile per manipolare l’uomo, il comportamento maschile di sottomissione sessuale della donna.
La Scrittura offre dunque una visione della sessualità molto positiva ed equilibrata, che da un lato ne mostra la bellezza e la vocazione a riprodurre il legame Dio-uomo, Cristo-Chiesa, dall’altro ne condanna con forza gli abusi e gli eccessi, proprio perché l’atto sessuale non è mero istinto egoistico, ma come ricorda San Giovanni Paolo II esso è fonte di vera e propria comunione.
Nelle prossime pubblicazioni approfondiremo alla luce della Parola di Dio e dell’Insegnamento della Chiesa, alcune parole chiave per fare chiarezza in un mondo tanto bello, quanto pieno di pregiudizi.
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